Nell’antico immaginario, Corpo terreno e psiche aliena, sembrano fondersi all’unisono in questo animale evocativo del mistero per antonomasia.
Spesso associato all’esoterismo, in alcune attuali credenze, è quella rappresentazione terrena che congiunge noi al mondo dell’occulto.
Tale simbologia nasce nell’antico Egitto, dove veniva venerato attraverso la Dea della salute e della fertilità Bastet che aveva il corpo di donna e testa di gatto. In una visione più psicodinamica, la sua attribuzione è da ravvisarsi al materno, al rapporto con la madre al femminile.
Indice di quel bisogno di relazione sicura ed affettuosa, calma e serena che generalmente la mamma è in grado di infondere, ci ritroviamo a desiderare che tale animale vaghi nella nostra casa quasi a voler ricercare tale sensazione, abbandonando quel mistero esoterico che portava gli antichi a venerarlo.
Oggi ci avviciniamo a lui con l’intento di avere un “elemento silente” che ci accompagni, che spezzi la nostra solitudine, che ci scorti discreto nella nostra vita, allontanandoci da quella nostra solitudine subita.
Dal carattere docile e composto, il gatto non necessita di grande impegno ed è certamente questo l’elemento che guida talvolta, la nostra scelta su di lui.
L’impegno minimo che il gatto richiede, può essere la modalità con la quale ci approcciamo all’altro, un rapporto che non richieda impegni eccessivi e che sia di compagnia.
Il bisogno di prendere un gatto viene spesso agito da una donna sola in età matura, è una scelta più femminile che maschile. Spesso utilizzato come rimedio a quella vita di solitudine che inconsciamente può essere cercata e mosciamente attivata, il gatto risolve tale disagio ponendoci in compagnia .
Parliamo, lo cerchiamo, ci giochiamo, il gatto ci consente di amare e di non essere mai lasciati, ma soprattutto diventa un compagno “poco impegnativo”proprio per la caratteristica domestica del suo essere.
Questa scelta, del tutto inconscia, può nascondere la paura delle relazioni, la difficoltà ad immergersi in un rapporto con l’altro che ci vedrebbe perdenti spaventa, ci rende fragili dinnanzi ad un ipotetico dolore.
Mettersi in una relazione comporta necessariamente la messa in moto dei nostri sentimenti ed amare è certamente la cosa più pericolosa che si possa sperimentare.
L’incapacità di relazionarsi nuovamente con l’altro crea il vuoto interiore, sovente difficile da ascoltare dal quale rifuggiamo anche con protervia. Non sempre siamo pronti a sfidare la vita innamorandoci, soprattutto se l’esperienza dell’innamoramento si è precedentemente conclusa in modo traumatico. Il gatto e la relazione che creiamo con lui, spesso si rivela un ottimo surrogato di quell’amore che in un modo o nell’altro ci è negato.
Il gatto aiuta a dedicarci ad altro con sicurezza riversando su di esso quell’amore che altra strada non può trovare.