L’atto del guardare senza avere il consenso, chi fa sesso o semplicemente si spoglia.
Il voyeurismo, scopofilia, molto più frequente negli uomini che nelle donne, i quali sono più sensibili all’eccitazione visiva, ha come finalità, quella di procurarsi un’eccitazione alla quale seguirà l’atto masturbatorio. Considerata una parafilia, facendo parte delle varie patologie sessuali, può divenire ossessione e quindi, riconducibile allo spettro del disturbo ossessivo compulsivo per l’incapacità di porre fine o freno a tale attività. Può condurre il soggetto ad avere come unico sfogo l’atto del guardare generando cosi disagio o danno alla sua vita sessuale e o di relazione.
L’atto del guardare non è solo la visione erotica di una persona che si spoglia o fa sesso, la componente dell’entrare nella sfera privata e personale in maniera invadente e non autorizzata, è la caratteristica principale del voyeurismo cioè, la forma essenziale per giungere all’eccitazione sessuale. Il rischio di essere scoperti genera quell’adrenalina necessaria alla conquista del piacere visivo per il quale vale la pena il rischiare di essere scoperti. Il soggetto è innocuo e non anela ad avere nessun contatto fisico con l’oggetto sessuale. il suo appagamento è il desiderio di rimanere nascosto nell’ombra e di godere di quello stesso piacere che il suo oggetto sta provando nel compiere un atto sessuale.
Il voyerista è un meticoloso e prepara con dedizione i dettagli del suo atto sia in termini strumentali che di scelta della possibile vittima. Generalmente timido, il guardare rappresenta la sua impossibilità ad avere personalmente dei rapporti sessuali i quali si svolgono primariamente con la masturbazione creando detrimento alla propria sessualità. Egli non intrattiene rapporti sessuali appaganti ma spesso connotati dal poco entusiasmo, cosa che invece ricava dal guardare. Il guardare lo preserva dall’entrare in contatto fisico e psichico con l’altro. Vi è un ritiro ed un nascondersi che gli permette di preservarsi da possibili giudizi sulla sua prestazione.
Egli teme l’esposizione in quanto incapace di una valutazione positiva di sé stesso e delle sue possibilità. Il contatto fisico con l’altro corpo è vissuto con angoscia e non vi è l’esigenza di sperimentarsi in tal senso ma di preservarsi.